Un paio di settimane fa, (10 giugno 2023) si è tenuto a Cardano al Campo, presso la sede aziendale e produttiva di Produce Sinapsi, il primo Open Day dedicato alla riscoperta della canapa tessile ed alla presentazione della nuova collezione di abbigliamento sostenibile: La Methode. 

Assieme al fondatore di Produce Sinapsi, Bruno Mocchi, ed il suo team, all’evento hanno contributo, con un dialogo aperto, anche Rachele Invernizzi, imprenditrice e Vice Direttrice di Federcanapa, e Ruggero Giavini di Vesti la Natura. Dopo la breve presentazione del progetto e domande dal pubblico, si è proseguito con un workshop creativo e personalizzazione degli capi di abbigliamento con stampa digitale con pigmenti naturali. Ma vediamo nel dettaglio l’idea di questo nuovo brand La Methode, decisamente innovativo, orientato al riciclo ed alla sostenibilità.

Alla scoperta de La Methode

Da anni attiva nel settore di tessitura di alta qualità, il fondatore di Produce Sinapsi, Bruno Mocchi, assieme al suo team, ha deciso di dare una svolta consapevole alla sua azienda. Partendo dai dati legati all’inquinamento del settore tessile (Commissione Europea e la strategia del tessile), Bruno ed il suo team hanno voluto ridurre l’inquinamento e gli scarti della lavorazione tessile, introducendo una nuova linea di tessuti più sostenibili ed orientati al riciclo pre-consumo. In particolare, sono partiti dai numeri, decisamente drammatici. 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili buttati. 11,3 kg di tessuto per persona, all’anno che finiscono come scarto. Un’incredibile 15 milioni di tonnellate di vestiti che non indossiamo più e scarti tessili finiscono nei paesi meno sviluppati, come Cile ed Africa. Inoltre, ogni azienda di tessitura si trova ad avere altri scarti, difficilmente quantificabili, che però avrebbero un potenziale di essere riutilizzati. Infatti, soltanto Produce Sinapsi, ha accumulato, negli ultimi 20 anni di tessitura, circa 3 tonnellate di scarto tessile. Questo succede perché su ogni cono con il filato, dopo la tessitura rimangono almeno 0.2 kg di filato scarto. Per rivalutare questi scarti, Produce Sinapsi ha deciso di riroccare questi coni creando un tessuto millerighe che è utilizzato per il logo de La Methode, presente appunto come marchio distintivo su ogni capo. 

Coni di filato riroccati per creare il tessuto millerighe

L’obiettivo di La Methode è quello di ridurre l’inquinamento tessile, utilizzando scarti di lavorazione e fibre naturali sostenibili di altissima qualità, come la canapa, ma anche ortica, il cotone riciclato pre-consumo oppure il cotone certificato Supima

In particolare, il tessuto di canapa risulta essere un tessuto sostenibile per eccellenza. Infatti, già nella fase di coltivazione, la pianta di canapa non richiede l’uso di pesticidi e consuma almeno ⅓ d’acqua in meno rispetto al cotone (anche quello biologico). Anche lato produzione il tessuto di canapa risulta molto più ecologico rispetto ad altre fibre naturali, perché nella fase di filatura (che avviene in umido) viene usato uno speciale olio biologico. Inoltre, il tessuto di canapa è molto resistente ed è proprio per questo motivo che La Methode offre una garanzia di 10 anni per i propri capi. Infine, il tessuto di canapa può essere facilmente riciclato, in quanto una volta raggiunto il fine vita il filato può essere rigenerato e rifilato (anche con le fibre più corte). 

Fondatore di Produce Sinapsi, Bruno Mocchi, con il filo di canapa

Collegandosi all’inquinamento del settore tessile ed alla sovrapproduzione dei capi di abbigliamento, La Methode ha deciso di produrre i suoi capi “on demand” ovvero su ordinazione. Questo significa che un capo di abbigliamento viene messo in produzione soltanto dopo l’ordine, il che permette di ridurre gli sprechi e produrre soltanto il necessario (ma tranquilli, i tempi d’attesa non sono poi così lunghi!). In questo modo, viene rafforzata la consapevolezza che il vestito che stiamo acquistando ci serve davvero, riduciamo anche la possibilità di reso (molto inquinante sia per il nostro ambiente sia per le aziende), e soprattutto, abbiamo la certezza che il capo d’abbigliamento acquistato farà parte del nostro armadio per molte, moltissime stagioni. Un concetto abbastanza semplice, che tra l’altro veniva usato fino a pochi decenni fa, quando l’abbigliamento di alta qualità veniva fatto dalle sarte e su richiesta specifica del cliente e veniva poi portato per diverse stagioni. 

Negli ultimi anni invece, il fast fashion ha contribuito alla diminuzione della qualità dei singoli tessuti, questo perché le collezioni di abbigliamento proposte da grandi marchi medium e low cost (spesso lanciano oltre 10 collezioni all’anno) non sono fatte per durare nel tempo, ma per durare una stagione (oppure alcune settimane). Questo comportamento però ha alimentato il mito dello scarto come un tessuto di bassa qualità. Nulla di più falso, anzi. Ci sono anche scarti di alta qualità, piccole rimanenze (di qualche centinaia di metri) che possono avere una nuova vita. Infatti, La Methode utilizza rimanenze di altissima qualità in filati e tessuti naturali provenienti da produzioni tracciabili e sostenibili. 

Diverse tipologie del filato di canapa

I filati naturali sono decisamente meglio sia per il pianeta sia per la nostra pelle, che è a contatto continuo con questi tessuti. A differenza di filati sintetici, come appunto il poliestere, la loro collezione naturale è realizzata con filati che arrivano direttamente dalla natura in diverse tonalità di colore che non necessitano di essere tinti chimicamente. Questo permette anche di risparmiare una notevole quantità di acqua nel processo della produzione del tessuto. 

Il confezionamento dei capi de La Methode avviene nei laboratori artigiani italiani ed ogni cucitura viene fatta con attenzione e con l’obiettivo di produrre capi belli da vedere ma anche duraturi nel tempo. Trattandosi di un concetto di produzione su ordinazione, La Methode non ha, e non avrà, una collezione stagionale oppure annuale, ma una scelta di abiti basici, molti anche genderless e con buona vestibilità, che possono essere combinati tra di loro (e qui ritorniamo sul concetto della capsule collection del quale ho già parlato in questo articolo - ndr).

Una collaborazione presentata in questa ottica, è il progetto di abbigliamento creato con il Liceo artistico Terragni C.S. Casnati di Como. Agli studenti sono state date delle linee guida ben precise: creare un capo d’abbigliamento con un particolare tessuto in 80% canapa e 20% cotone dove il processo chimico di finissaggio è stato completamente eliminato, capi non gender (ove possibile) e versatili e che utilizzassero  inserti in cotone upcycled che rappresenta  il logo di La Methode. Il risultato sono modelli versatili, unici nello stile che possono essere facilmente abbinati con altri vestiti. I partecipanti dell’open day hanno avuto la possibilità di votare per due capi secondo loro più belli che poi La Methode inserirà nella sua  collezione. A me è piaciuto tantissimo il maxi cardigan ed il pantalone. 

Collezione creata dal Liceo artistico Terragni C.S. Casnati di Como, presentato da Federica

Infine, anche la consegna del prodotto è molto particolare, perché, come in questo Open Day, La Methode invita tutti gli interessati a passare di persona e ritirare il proprio capo d’abbigliamento, anche per poter apprezzare il processo produttivo e la smacchinatura  del tessuto. Ovviamente, qualora questo non fosse possibile (soprattutto per i clienti che abitano al di fuori dalla zona milanese), è prevista la spedizione. Il packaging (e le etichette) sono pensati per ridurre gli sprechi e per poter essere riutilizzati, vengono realizzate a mano e stampate con inchiostri naturali a base acqua e confezionate artigianalmente.

Una realtà sostenibile e autoctona: la canapa tessile italiana

Rachele Invernizzi, imprenditrice e Vice Presidente della Federcanapa, l’associazione italiana della canapa industriale, ha fornito una panoramica della pianta di canapa e del suo potenziale nel settore industriale. In particolare, è stato descritto il processo "dalla pianta al tessuto", ovvero tutto il processo produttivopartendo dalla semina, fino alla raccolta ed alla prima trasformazione. In particolare, per quanto riguarda l’aspetto tessile, la particolare attenzione è rivolta alla lunghezza delle fibre, che può essere corta, ed allora viene preferito l’uso per la fibra tecnica, impegnata per esempio nel settore automotive, mentre per il tessile da abbigliamento è preferibile utilizzare una fibra più lunga, di diametro da 10-12 centimetri. Una volta ottenuta la fibra di questa lunghezza, si passa alla filatura in umido, ovvero le fibre vengono immerse nell’acqua dove viene lavorata. Tuttavia, a parte alcuni progetti di minori dimensioni, in Europa tuttora manca un vero e proprio impianto di di prima produzione per la creazione del tessuto di canapa, e questo fa si che la quasi totalità dei filati utilizzati in Europa proviene dalla Cina.

Lato pianta da semina, la canapa può essere seminata a rotazione, come appunto anche altri cereali, rende i terreni molto morbidi e non richiede alcuna chimica durante il processo di coltivazione. Infatti, viene usata anche per fitorimediazione, un processo che aiuta l’espellazione dei metalli pesanti dal terreno (poi però il problema si pone di come e dove utilizzare questa canapa). 

Rachele Invernizzi, imprenditrice e Vice Presidente della Federcanapa

Moda etica: confini della realtà

In conclusione, durante l’open Day anche Ruggero Giavini, co-fondatore di Vesti la Natura, ha parlato del cosiddetto greenwashing e della parola sostenibilità, ma anche dell’intero processo produttivo. Un esempio (e business per enti certificatori) interessante è sicuramente quello legato alle certificazioni, e purtroppo non sempre, avere una certificazione equivale davvero ad un processo di produzione sostenibile. Infatti, un paio di anni fa è stato scoperto che in India, che il famoso certificato GOTS è stato falsificato da diverse aziende. Per avere la conferma della qualità del filato oppure tessuto che andiamo ad acquistare bisognerebbe sempre rivolgersi ad un laboratorio qualificato, una pratica che ovviamente il semplice consumatore non è in grado di fare. La discussione è proseguita con nuove tecniche di produzione insostenibili, come appunto le barche attrezzate come una fabbrica di confezionamento, dove gli operati in viaggio dalla Cina all’Europa lavorano sulle macchine da cucire per fare in modo di ottimizzare il tempo di trasporto. Ovviamente si tratta, a nostro avviso, di un trattamento non dignitoso, ma il punto rimane sempre quello della tracciabilità, e quindi un consumatore semplice non ha nemmeno strumenti per verificare questi aspetti. Un ulteriore argomento molto importante e difficile da affrontare è il lavoro minorile, che nonostante sia  ufficilmente vietato in molti paesi, de facto avviene a porte chiuse, spesso in ambienti familiari. Ecco che diventa ulteriormente importante tracciare tutta la filiera produttiva del tessile ed acquistare da brand che davvero controllano il processo produttivo, con un forte richiamo etico che supera alla gran lunga il puro interesse del profitto. 

Ruggero Giavini, Vesti la Natura

In conclusione, tutti i presenti hanno avuto modo di provare i capi La Methode ma anche di personalizzare le borse, realizzate dai scarti di lavorazione, con stampa digitale a pigmenti naturali. Io personalmente sono rimasta innamorata della camicia da donna, sia in versione classica che in versione con il collo alla coreana, un capo di qualità decisamente intramontabile che può essere indossato in diverse stagioni e può durare davvero a lungo, in quanto creato con il tessuto 100% canapa. Ma La Methode è molto altro, e per vedere tutti i prodotti, oltre che nel loro showroom e stabilimento, potete visitare il loro sito internet e seguirli sui loro canali social.

Foto:

La Methode, Hemp-Style

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