La produzione e la commercializzazione della canapa subisce un veloce declino dopo la Seconda Guerra mondiale. Questo declino è dovuto ad un insieme di fattori, legati sia al lobbying politico sia al forte sviluppo industriale che ha caratterizzato il XX secolo. Quindi l’accanimento, la criminalizzazione e la demonizzazione della cannabis sono de facto una invenzione recente, partita dagli Stati Uniti negli anni 1930.

1937: Marijuana Tax

Il proibizionismo della canapa viene sancito in maniera definitiva nel 1937 con la cosiddetta Marijuana Tax Act e rafforzata ulteriormente negli anni 1950. Successivamente anche altri paesi del mondo proibiscono man mano la produzione della canapa, scambiandola con la marijuana, inducendo pene molto severe per il possesso e la coltivazione ed equiparando la canapa alle droghe pesanti. 

Quasi in concomitanza con l’approvazione della Marijuana Tax Act, il giornale Popular Mechanics pubblica un articolo molto importante nel quale sottolinea il potenziale economico della canapa, denominata “la pianta che vale un miliardo”. Questa forte affermazione è sostenuta dai notevoli miglioramenti apportati al decorticatore da parte di George Schlichten, ed anche se esistevano già diverse macchine simili in commercio, il decorticatore di Schlichten era l'unico a permettere di separare lo stelo dalla fibra, modernizzando quindi il processo della produzione del tessile senza una richiesta aggiuntiva della mano d’opera, ma garantendo una notevole prospettiva di crescita. L’articolo sottolinea anche i diversi usi della canapa, affermando che vi possono essere creati oltre 25.000 prodotti diversi e che il soltanto il settore tessile, ad epoca molto importante, presenta almeno 5.000 prodotti in uso, dalle vele per le barche ai lacci per le scarpe.  

Un prodotto che riassume perfettamente le affermazioni del giornale Popular Mechanics, è la Hemp Body car di Ford, interamente realizzata con i materiali sostenibili di soia e canapa ed alimentata con etanolo di canapa, ottenuto dai semi della pianta.

E’ evidente però che nel breve-medio periodo, i due settori che avrebbero potuto maggiormente beneficiare dello sviluppo industriale del decorticatore sono in particolare il settore tessile e quello dell'industria cartaria, in quanto il ciclo di produzione sarebbe stato notevolmente velocizzato ed il sottoprodotto della fibra, ovvero la parte legnosa costituita per circa 80% di cellulosa, poteva essere utilizzata per la produzione della carta. 

Popular Mechanics, 1938, Link

Infatti, è proprio per questi motivi legati a tantissimi diversi usi della cannabis che il mondo capitalista americano, rappresentato in primis da Hearst [1], il magnate della carta e dell’editoria, e Rockerfeller, imprenditore petrolchimico ed investitore in quello che a breve verrà conosciuto come big pharma, ha iniziato a guardare alla canapa con disprezzo e cercato, chi in maniere diretta e chi invece in quella meno diretta, di bloccarne la sua espansione. 

Questo lobbying è stato supportato anche dai notevoli sviluppi industriali, petrolchimici e farmacologici. I fratelli Du Pont hanno brevettato proprio agli inizi del 1900 diversi derivati del petrolio per uso civile, come nylon, naflon, lycra e teflon. Questi derivati potevano essere utilizzati anche nel settore tessile (fibre sintetiche) ma anche alimentare e questa molteplicità dei settori permise ai fratelli Du Pont di diventare il leader mondiale della petrolchimica [2]. Dal lato farmacologico invece, l’invenzione dell’aspirina è stato soltanto il primo passo verso lo sviluppo dei farmaci sempre più sintetici (ed anche economici) rispetto ai farmaci di origine naturale che venivano utilizzati fino a quel momento.  

Ma il motivo forse più rilevante per capire meglio come mai al giorno d’oggi la canapa tessile non viene utilizzata viene da un’altra pianta da fibra, ovvero il cotone. 

Il ruolo del cotone

Il cotone è una fibra vegetale, composta per 95% da cellulosa, che dopo la fioritura lascia un frutto di colore bianco, detto bambagia, pieno di piccoli peli. Una volta raccolto e lavorato la bambagia viene trasformata prima in filato e poi in tessile, dando vita al cotone che tutti conosciamo e che ha un ampio uso nella nostra vita quotidiana. Sono diversi i punti che hanno giocato a favore del cotone permettendogli de facto di sostituire sempre più la canapa. 

In primis, il basso costo della mano d’opera (legato anche alla schiavitù presente soprattutto negli USA), accompagnato dall’aumento della meccanizzazione nella agricoltura, ha aumentato notevolmente la richiesta e l´utilizzo del cotone. Infatti, fino al 1600 ca. il cotone era considerato un prodotto di lusso in quanto importato dagli Stati Uniti ed altre colonie britanniche e spagnole. 

La vittoria definitiva arriva con l’invenzione del telaio meccanico e della macchina a vapore che permette di velocizzare il processo di lavorazione in quanto la raccolta meccanica del cotone è più semplice rispetto a quella della canapa, ed il basso costo della mano d´opera ha un ruolo importante anche sul prezzo finale del tessuto in cotone.

Infine, ma non per questo meno importante, dal punto di vista agricolo, il cotone ha una resa per ettaro inferiore a quella della canapa ma richiede notevoli quantità di acqua, fertilizzanti e pesticidi, in quanto dopo la sua raccolta il terreno rimane piuttosto impoverito di sostanze nutrienti. La richiesta di queste sostanze chimiche aggiuntive necessarie per ottimizzare la crescita del cotone apre un nuovo segmento del mercato anche per il settore petrolchimico [3].

Ruolo della carta

Un ulteriore aspetto importante che ha portato ad una drastica diminuzione dell'utilizzo della canapa industriale, è legato alla produzione della carta. Infatti, l'uso della canapa per la carta è antico quasi come il suo uso per il settore tessile: la bibbia di Gutenberg, la Dichiarazione dell’Indipendenza dell’America, così come le tele delle più apprezzate opere d’arte, sono state scritte sulla carta di canapa che risulta una carta ruvida e molto resistente. 

La produzione della carta si ottiene da un sottoprodotto della fibra di canapa, il canapulo, che, in base alla lunghezza della fibra, può essere utilizzato per la produzione della carta più o meno pregiata. Inoltre, la carta di canapa non necessità di ulteriori processi sbiancanti chimici, è più resistente e duratura della carta di cellulosa e può essere prodotta anche dai tessuti e corde di canapa riciclate [4]. 

Però nel pieno sviluppo industriale nel 1900, la produzione della carta di canapa era ancora manuale, e quindi risultava molto costosa ed in controtendenza con la richiesta editoriale dell'epoca, guidata principalmente dall´imprenditore e politico William Randolph Hearst, che aveva bisogno di una carta leggera, poco resistente e soprattutto conveniente, per la produzione dei giornali quotidiani usa e getta. A causa della sua fibra molto resistente la canapa non poteva essere lavorata meccanicamente e quindi la fibra di cellulosa, che necessita di un mix di solventi chimici per lavorazione e quindi de facto conveniva all'industria chimica, si è dimostrata più adatta per questo scopo (pazienza se venivano abbattuti alberi secolari!). 

Cannabis associata alla violenza e criminalità

L’insieme di questi aspetti sopracitati, collegato con una forte immigrazione dal Messico, ha permesso di accoppiare l’utilizzo della canapa alla marijuana, creando delle campagne mediatiche, supportate dai numerosi giornali di Hearst, e di propaganda razzista che collegavano l’utilizzo della canapa alla violenza e dipendenza. Anche Hollywood si è impegnata in questa vera e propria caccia alla canapa, con una serie di film volti a cambiare l’opinione pubblica in merito, riferendo che l’utilizzo della canapa causa violenza, disordine mentale e soprattutto dipendenza (cose ovviamente smentite con il passare degli anni, infatti da uno studio risulta che la cannabis che contiene TCH è soltanto al 9* posto in termini di creazione della dipendenza, mentre alcol – permesso e legale in moltissimi paesi occidentali ma anche orientali, si trova al 3*). Il film Referred Madness - demonising cannabis as a highly addictive drug that caused mental disorder and violence, offre una visione completamente distorta di questa pianta che ha accompagnato l’uomo sapiens negli ultimi 10.000 anni (almeno!).

Ad ogni modo, questi diversi aspetti storici hanno portato al fatto che la canapa fu proibita completamente quasi in tutto il mondo, sia per le coltivazioni industriali che per quelle galeniche e ricreative. Soltanto alcuni paesi hanno continuato a coltivarla per gli scopi industriali, prevalentemente Cina (infatti ad oggi l'esportatore maggiore) e Francia anche se in modo molto limitato.

Il ritorno della Cannabis

Dopo un lungo periodo caratterizzato dal proibizionismo sull’intera pianta di Cannabis Sativa, negli ultimi anni la produzione della canapa ha ripreso la sua produzione e viene coltivata principalmente per usi alimentari e industriali, tra cui carta, abbigliamento, corde, materiali da costruzione, biocarburanti e cosmetici. La canapa, inoltre, sta ri-diventando un’ottima alternativa a molti tessuti naturali e sintetici, grazie soprattutto alla sua sostenibilità nella coltivazione

Referenze e approfondimenti:

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/William_Randolph_Hearst

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Dupont_e_Dupond

[3] Canapa, Una storia Incredibile, (2019), M. Gracis

[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Canapa_(tessile)#Carta_di_canapa

Foto:

[F1] Crime Scene Do Not Cross Signage, Kat Wilcox, Pexels

[F2] Popular Mechanics, 1938, Link

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