Dopo diversi articoli basati prevalentemente sulla storia e sugli sviluppi attuali di diversi mercati della canapa tessile, oggi vi propongo un’intervista molto speciale, con una donna di straordinaria forza e con una storia alle spalle che vi farà innamorare sia della sua collezione di canapa tessile sia della sua gentilezza e nobiltà d’animo.
HSM: Gabriella, la tua storia e l’impegno nel settore della moda è davvero particolare. Come hai iniziato ad occuparti della moda?
GM: Ho iniziato il mio percorso da giovanissima come operaia tessile. Da piccola, avevo una dislessia, che poi ho scoperto soltanto in età adulta, ma avevo, e ho tutt’ora, una memoria fotografica. Infatti, mi bastava vedere un capo e riuscivo a ricrearlo. Avevo sempre la passione di creare, soprattutto le cose belle. Sono sempre stata affascinata della bellezza sia di tessuti, sia di capi d’abbigliamento.
In ricerca di nuovi stimoli ho iniziato a creare abiti da ceremonia, in particolare per le spose e le mamme delle spose. In momenti di queste ceremonie, c’è un particolare desiderio di bellezza per sé stesse ma anche per altri, e quindi il vestito che viene creato è l’incoronazione della bellezza.
Successivamente ho fatto la scuola di modellistica e ho lavorato per diversi anni nelle aziende di modellazione, facevo anche modelli per grandi brand di moda. Purtroppo però, l’azienda per la quale lavoravo ha deciso di dislocare la produzione all’estero e sono rimasta senza lavoro. Ero a casa, con due bimbi piccoli, e non volevo rassegnarmi. Il lavoro che facevo mi piaceva e volevo tornare a fare la modellista, però nonostante le mie competenze – conoscevo 5 programmi di modellazione – non sono riuscita a trovare il lavoro. Dopo quasi due anni l’idea di mettermi in proprio e creare abiti per altri è arrivata dal mio figlio piccolo, che mi ha incoraggiata a liberare una stanza della casa e creare il mio laboratorio.
HSM: I bambini hanno straordinaria capacità di vedere le cose in maniera semplice.
GM: Infatti, mi ha proprio chiesto: “Mamma, se davvero i vestiti che hai del tuo armadio li hai fatti tu, allora devi lavorare per te stessa!”. Allora, mio il primo vestito, di lino, l’ho fatto per una mia cara amica, che mi ha fatto capire che effettivamente io ero diventata stilista, perché per lei avevo disegnato due vestiti. E’ stato bello capire che nel frattempo sono diventata anche stilista, perché disegnavo i capi d’abbigliamento.
HSM: Il tuo atelier è stato un bellissimo passo avanti, anche molto coraggioso.
GM: Sì, le persone venivano nel negozio anche solo per fare modifiche semplici, ma io avevo esposto la mia collezione ed allora tanti rimanevano incuriositi e poi quando mi chiedevano chi fosse la stilista, spiegavo che ero io.
Avevo il negozio per 8 anni, nella zona di Schio. Schio infatti è diventata famosa alle fine dell’800 per le prime fabbriche di abbigliamento, è conosciuta anche come piccola Manchester, perché aveva la tradizione di creare i tessuti scozzesi. L’industria del tessile è diventata quindi un’economia importante, una patria di tessuto, che rispettava molto gli operai, creando anche molte scuole di formazione professionale per il settore del tessile.
HSM: Poi c’è stato un incontro importante e hai avuto la possibilità di esprimere tutta la tua creatività da stilista, anche con il tessuto di canapa.
GM: Ad una conferenza a Vicenza dedicata alla moda sostenibile ho conosciuto Matteo Ward, che successivamente mi ha contatta chiedendomi di preparare una collezione della moda sostenibile per un importante sfilata di Milano. L’esperienza con il team di Matteo mi ha fatto avvicinare ai tessuti naturali, che ho iniziato a proporre anche nel mio atelier. Avevo anche il tessuto di canapa, con le quali creavo prevalentemente le magliette per la primavera e estate.
Sono seguite diverse sfilate, sempre con tessuti eco e bio, come appunto “Venice Fashion Week”, “Donne di luce” e la sfilata per la mostra del cinema.
Grazie a queto successo, ho deciso di allargare la mia attività aprendo un negozio nel cuore di Venezia, una città che per me è sempre stata, e lo è tutt’ora, una grande fonte di ispirazione. Questo passo mi ha permesso di affermarmi come stilista orientata alla moda sostenibile e di offrire i miei abiti anche ai clienti esteri.
HSM: Con Covid però ha dovuto fermare la tua attività.
GM: Sì, purtroppo con Covid una città che vive di turismo, come appunto Venezia, si è praticamente spenta e sono stata costretta a chiudere il mio Atelier. Nel 2021 poi mi sono anche ammalata e ho attraversato una malattia importante, seguita anche dall’intervento al seno. Dopo l’intervento sono stata costretta ad indossare un reggiseno ortopedico per diversi mesi e durante questo periodo mi sono resa conto di quanto fosse scomodo, difficile da tollerare – soprattutto nei mesi estivi – e per niente traspirante questo oggetto, così importante in fase post-operatoria. Inoltre, questo reggiseno era cosi poco estetico e certamente non aiutava a far alleviare il ricordo dell’intervento.
HSM: Tu però non ti sei fatta abbattere, anzi...
GM: Essendo io però una persona molto creativa ed in costante crescita di nuovi stimoli, ho deciso di creare un modello del reggiseno post intervento che fosse comodo, fatto di materiali naturali e traspiranti, ma che fosse anche bello da vedere. Dopo un intervento simile ci sembra che una parte importante della nostra femminilità viene a mancare e con il mio reggiseno vorrei far sentire le donne ancora belle, uniche e, soprattutto, femminili nonostante l’intervento.
Per far conoscere il mio progetto ho partecipato anche al Premio Donna, che, anche se non ho vinto in quella edizione, mi ha permesso di conoscere associazioni e molte donne, che come me, hanno avuto la stessa tipologia di intervento e stanno lottando e stanno affrontando le stesse problematiche post-operatorie come me. Con il mio reggiseno, che ho chiamato l’Originale, realizzato su misura e in tessuto naturale, e su ordinazione, vorrei che la donna che lo indossa si senta unica, speciale e femminile.
HSM: Quali sono i tuoi prossimi passi con il reggiseno post operatorio “l’Originale”?
GM: Attualmente lavoro come stilista presso un Atelier nel quale sto anche sviluppando ulteriormente il reggiseno “l’Originale”. L’obiettivo è quello di fare una piccola produzione e vendere principalmente online e/o su richiesta specifica. Sto anche valutando di offrire diverse tipologie di tessuto, tra i quali anche il tessuto di canapa, che sarebbe ottimo soprattutto per la sua traspirabilità ed il suo aspetto anti-micotico, tuttavia però il reggiseno necessità di una certa quantità di elastane, quindi molto probabilmente sarà un tessuto misto.
HSM: Infine, ma non per questo meno importante, vorrei chiederti della mostra fotografica del “Sii gentile sempre”.
GM: Per me la gentilezza è tutto. Soprattutto dopo la malattia mi sono resa ulterioremente conto di questo essere gentili fosse importante nella nostra quotidianità. Infatti, non possiamo mai sapere quale dolore si nasconde dietro un sorriso e non possiamo sapere che cosa una persona sta passando nel suo piccolo. Ecco, che il nostro sorriso e la nostra gentilezza diventano fondamentali. Con la mostra fotografica organizzata con Rotary Club abbiamo voluto dare voce a tutte queste battaglie silenziose e patologie invisibili, ricordandoci di essere gentili sempre!
HSM: Grazie mille Gabriella per aver condiviso con me un pezzo della tua vita e per averci ricordato quanto poco sappiamo della vita e delle sofferenze dei nostri interlocutori e quanto essere gentili, sempre, possa essere una svolta positiva anche nelle giornate più buie.